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3.29.2014
3.20.2014
Storie del passato futuro - PRAKTICA
Mio nonno era il presidente della squadra di basket della mia città.
Lo è stato per molti anni, tanto che il nome più comune con cui chiamarlo era "il Presidente". Molto spesso passava interi giorni in giro per le montagne abruzzesi, per supportare la squadra che partecipava ai tornei montani. Per arrivare in quei posti ci si metteva molto tempo, su strade non attrezzate e con una temperatura che andava molto al di sotto dello zero. Insomma bisognava avere fede.
Lo è stato per molti anni, tanto che il nome più comune con cui chiamarlo era "il Presidente". Molto spesso passava interi giorni in giro per le montagne abruzzesi, per supportare la squadra che partecipava ai tornei montani. Per arrivare in quei posti ci si metteva molto tempo, su strade non attrezzate e con una temperatura che andava molto al di sotto dello zero. Insomma bisognava avere fede.
La vecchia ritmo in garage
La vecchia ritmo in garage è un progetto di graphic
novel realizzato tra il 2012 e il 2013 come tesi del
corso di Fumetto e Illustrazione dell’Accademia di
Belle Arti di Bologna, in formato 17x24 cm, di 110
tavole a colori.
Attualmente è nel cassetto di qualche casa editrice, pronto alla ribalta.
È la storia di un viaggio della speranza, ambientato in un futuro prossimo in cui l’Italia è un paese in guerra, dilaniato da un conflitto con gli Stati Uniti. La popolazione ha reagito cristallizzando le sue differenze, e un ragazzo esiliato dal suo paese dovrà attraversare mezza Italia per tornare a casa da sua nonna, che lui crede in pericolo. Verrà affiancato in questo viaggio da due personaggi borderline tra la sanità mentale, l’alcolismo e il delirio.
Qui alcune tavole, che mi fanno scendere anche qualche lacrimuccia.
Attualmente è nel cassetto di qualche casa editrice, pronto alla ribalta.
È la storia di un viaggio della speranza, ambientato in un futuro prossimo in cui l’Italia è un paese in guerra, dilaniato da un conflitto con gli Stati Uniti. La popolazione ha reagito cristallizzando le sue differenze, e un ragazzo esiliato dal suo paese dovrà attraversare mezza Italia per tornare a casa da sua nonna, che lui crede in pericolo. Verrà affiancato in questo viaggio da due personaggi borderline tra la sanità mentale, l’alcolismo e il delirio.
Qui alcune tavole, che mi fanno scendere anche qualche lacrimuccia.
1.17.2014
ORTONA COMIX
Qualche tempo fa, a Ortona, c'è stata una piccola cosa, ma una cosa importante. Ho partecipato e dato una mano ad organizzare il miracoloso Ortona Comix. Un festival di fumetto, una mostra collettiva, una conversazione andata in onda per giorni con artisti arrivati da centinaia di chilometri. Una roba seria. Abbiamo cercato di portare un po' della roba che ci piace e che vogliamo in un posto che, ahimè, non era molto abituato alle influenze esterne. E ci è andata bene.
LA MOSTRA
Gilles Deleuze ha postulato, oltre al corpo fisico
comunemente inteso di oggetti, animali e persone, un corpo senza organi –un
campo esperienziale di forze configgenti e centrifughe, invisibili e sottili,
corrispondenti all’inconscio collettivo e individuale. Una dimensione
impalpabile e libera, vitalistica, digiuna dei concetti di bene e male perché
mossa dall’unica e incontrovertibile legge universale: il desiderio, padre della
creatività. Ma è il corpo fisico a limitare e involgarire le pulsioni del corpo
senza organi, sua funzione altro non è che quella di reprimere, trasformandoli
in malattia, i supremi desideri senza corpo, comuni a ogni singolo essere
umano.
Le emorroidi, ad esempio. Se volessimo considerare la
società attuale come un gigantesco corpo fisico composto da tutti gli individui
che ne fanno parte, e se volessimo diagnosticare su questo corpo una malattia
ben precisa, questa malattia sarebbero le emorroidi. Disagio cacofonico che ha
in sé il difetto di scorrimento, l’intoppo purulento, la difficoltà nel gettare
via le proprie scorie. Il tubo di scarico di questo gigantesco corpo fisico
collettivo ha imbestialito i propri desideri fino ad ammalarsi, obbligando
un’intera generazione (la nostra, i venticinque-trentenni) ad agire da benefico
balsamo rettale. Generazione H è una provocazione ricalcata sul marchio
registrato della famosa pomata antiemorroidale, la leggendaria Preparazione H,
e la metafora forse non andrebbe neanche spiegata.
Sì, signori, siamo noi col nostro lavoro retribuito a
tariffe degne della migliore Cina maoista che vi alleviamo le pene e vi assicuriamo la pensione. Siamo noi che
investiamo di continuo sulla nostra
formazione, che infiliamo i nostri anni migliori in un pertugio maleodorante
fatto di sfruttamento e omertà. Siamo noi, conniventi con il vostro apparato
ottuso, che abbiamo dimenticato cosa sia la coscienza di classe, pronti a
regalare le nostre (mai sufficienti) competenze a prezzi sempre più bassi, sempre
più bassi, perché la fonte seducente del sogno individuale ci è stata venduta
già in tenera età, e a cifre altissime. Siamo noi che lavoriamo senza tregua
per diventare qualcosa o qualcuno, e sgranocchiamo soddisfatti le ossa nude di
un grasso animale che qualcuno prima di noi ha provveduto a sacrificare e
spolpare con cura.
Generazione H è una collettiva che richiede allo sguardo del
fruitore di andare oltre la semplice metafora scatologica. Generazione H è una
provocazione che spera di arrivarvi al centro del petto, saltando a piè pari la
razionalità. Generazione H è la metafora del mondo catastrofico che non
possiamo fare altro che narrare.
Siamo la vostra rinfrescante pomata, signori. E in tal guisa
abbiamo piacere di esibirci.
Francesca Caraceni
Abbiamo parlato della nostra generazione, di quella prima di noi, di quella prima ancora, e di come nessuna delle tre vada bene. Abbiamo parlato di precarietà diffusa, di malessere, di prospettive mancate e di prospettive ancora in piedi, e di come il mondo che è lì fuori non sia né amichevole, né pronto per noi.
Non l'ho detto solo io, ma anche Simone Angelini, Vincenzo Bizzarri, Paolo Cammello, Fabio Cesaratto, Gianluca di Bacco, Matteo Farinella, Leg, Davide Mancini, Federico Manzone, Vitt Moretta, Karas, Enrico Pantani, Emanuele Racca, Spugna, Simone Tso, Antonio Zeoli. 17 artisti hanno risposto alla nostra provocazione, e hanno partecipato con entusiasmo alla mostra.
Qui sotto trovate le mie tavole, e di seguito, qualche info di quello che è successo, di chi c'è stato, delle cose belle.
GLI INCONTRI
Ma non ci siamo fermati qui. Abbiamo chiamato, per parlare dei loro recenti lavori e della loro visione del mondo e delle cose, diversi autori.
Il 27 dicembre sono venuti a presentare il loro recentissimo Altre Storie Brevi Senza Pietà (Bel Ami Edizioni, 2013), Marco Taddei (senza il quale non si sarebbe fatto NULLA) e Simone Angelini, e come ospite eccezionale ha fatto la sua comparsa Ratigher dei Fratelli del Cielo, che invece ci ha parlato dell'ultimo Hobbycomics, edito dalla Grrrzetic.
Il 3 gennaio si sono avvicendati sull'ambitissimo palco Gianluca Costantini e Elettra Stamboulis con il loro Cena con Gramsci (Becco Giallo, 2012), seguiti da Jacopo Frey e Nicola Gobbi che hanno appena sudato la loro opera prima, In fondo alla speranza (Comma 22, 2013).
Ciliegina sulla torta, il 10 gennaio ha fatto la sua comparsa nell'unico festival di fumetto con vista mare sir Tuono Pettinato, che ha portato con sè il nuovissimo Corpicino (Grrrzetic, 2013).
Abbiamo parlato, abbiamo riso, è stato bello. Forse lo rifacciamo. Intanto, visto che siamo qui a fare completezza e fino ad adesso ho messo una marea di link, vi metto pure quello per vedere qualche foto di gente felice che parla di cose che non lo sono per nulla.
Un grazie è dovuto a tutto quelli che hanno reso questa cosa pensabile, e che prima di rendersene conto, l'avevano già fatta. Mauro, Giovanna, Marco, Francesca, Tito, e tutta la Consulta. La prossima volta lo facciamo più grande. Promesso.
10.28.2013
Cose che vedi se poi tu…
Ultimamente penso molto ai giapponesi.
Clicca per ingrandire questa meravigliosa illustrazione.
Le immagini da cui ho preso ispirazione sono di un incredibile servizio di Mike Wolf a Tokyo
10.17.2013
Molto bene
I pittori hanno un blog. I fumettisti hanno un blog. Ce l'hanno gli scrittori, i commentatori politici, le soubrette, Mike Buongiorno, tu. Con un ritardo praticamente infinito rispetto a tutti gli altri, anch'io metto su un blog. E con la nonchalance che mi contraddistingue, lascio che il mio demone interiore dica una parola in mia rappresentanza:
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